Mercoledì 13 marzo, presso Kinò Campus a San Cesario sul Panaro, alle 21,00, come anteprima della quarta edizione del REFF, in collaborazione con Almo e il ViaEmiliaDocFest, dopo l’anteprima al TFF torna al REFF lo sguardo di Mauro Santini con il suo ultimo lungometraggio, Le belle estati
Sinossi
Ginia e Guido, Amelia e Poli, Oreste, Pieretto...i personaggi dei due romanzi di Cesare Pavese La bella estate e Il diavolo sulle colline dialogano tra loro, in un montaggio alternato che porta le narrazioni pavesianea sovrapporsi e mescolarsi in un unico flusso, attraverso le voci e i voltidelle studentesse e degli studenti di un liceo artistico.
Il progetto
Il film fa parte di un progetto finanziato dal “Piano nazionale di educazione all’immagine per le scuole” promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione, denominato CIPS “Cinema e Immagini per la Scuola”, che prevede l’introduzione del linguaggio cinematografico nelle scuole; vi hanno preso parte inizialmente oltre 40 studenti della sezione Audiovisivo e Multimedia, poi il percorso si è allargato alle sezioni di arti figurative, moda, architettura e ceramica e nel complesso il progetto ha interessato circa 60 studentesse e studenti.
Da alcuni anni collaboro con il Liceo Artistico Mengaroni di Pesaro, proponendo corsi di cinema alternativi alla narrazione tradizionale, portando agli studenti un’idea di cinema aderente alla realtà e al film-diario, il più possibile libero da finzione; in questo progetto ho dato loro l’occasione di sperimentare anche altre possibilità - piccole finzioni, le chiamerei - che a mio avviso si trasformano però, anche inconsapevolmente, in momenti di grande verità [...] le sequenze in cui la finzione è maggiormente presente, realizzate nei laboratori di fotografia, di arti figurative e di ceramica - chiaramente lontane dal mio modo di intendere il cinema - sono proprio da leggere come apertura nei loro confronti, ma anche come occasione di sperimentare insieme a loro una possibile deriva futura del mio cinema. In questa ottica di formazione cinematografica, gli studenti hanno potuto apprendere alcune delle tecniche del cinema tradizionale: in questo senso vanno intese le sequenze realizzate in sala pose con il green screen e quelle girate con un operatore steadicam (Marco Dardari), nei corridoi della scuola così come nelle vie della città, Mauro Santini
Note di regia
Il film è concepito come un gioco di specchi tra le belle estati dei giovani dei due romanzi e quelle degli studenti e studentesse che hanno partecipato alla realizzazione; è anche la verifica di quanto i giovani possano percepire vicine e attuali queste tematiche, a distanza di oltre settant’anni dalla loro scrittura e di circa quaranta dalle mie letture giovanili di Pavese. Dapprima abbiamo chiesto agli studenti di apprendere i temi, gli elementi della scrittura di Pavese; soprattutto i personaggi, le situazioni, per farle proprie. Buona parte del film racconta proprio questo atto di appropriazione delle figure, dei dialoghi e dei temi dei due romanzi, operazione elaborata insieme al loro insegnante di lettere, Rossano Baronciani, con il quale è stata delineata la drammaturgia; [...] consapevoli di questo percorso, ho chiesto loro di portare queste figure e situazioni, se possibile anche questi dialoghi, nella loro vita, nel loro quotidiano, nei laboratori e al di fuori della scuola. Infine li ho portati a raccontare questo sentimento non più attraverso il testo, ma mediante i loro sguardi: fare propri i temi pavesiani ed elaborarli attraverso gli occhi e non più attraverso le parole. In questo modo sono nate alcune sequenze che considero tra le più intense del film, come quelle delle camerette delle studentesse viste in prima persona, oppure quella in cui vengono raccolti i ricordi d'infanzia degli studenti, i luoghi della loro fanciullezza; ho chiesto loro di tornare a visitarli, magari dopo anni, e di raccontarli con quello spirito con cui Pavese racconta i luoghi dell'infanzia che tutti noi abbiamo nel cuore, i nostri nidi di gioventù nei quali trovare poi possibili aperture, cancelli che possano aprirsi verso il futuro. Per questi motivi reputo il film non una finzione, una ri-messa in scena di due romanzi di Pavese, bensì un documentario: il documento, direi con più precisione, del farsi stesso del film (motivo per cui gli studenti leggono il libro di Pavese, non lo recitano). Il progetto è stato anche occasione di riflessione comune su quali strade debba percorrere oggi un cinema che possa definirsi contemporaneo. La mia proposta è stata quella di un cinema capace di riflettere su sé stesso, smascherando l’atto della sua creazione, il suo farsi: ne è nato un gioco piacevole, tra il credere alla finzione e lo svelarne continuamente le sue fragilità, dando priorità all’evidenza del reale, Mauro Santini
Mauro Santini, curando personalmente fotografia, suono e montaggio, dal 2000 al 2010 compone la serie dei Videodiari, rigorosamente senza sceneggiatura, in prima persona, indagando i nessi di tempo, memoria e ricerca di sé. Grazie ai Videodiari partecipa a numerosi festival (Locarno, Pesaro, Torino fra i tanti) e nel 2002, con Da Lontano, è vincitore dello Spazio Italia al Torino Film Festival. Oggi, con lo stesso metodo libero, continua la sua ricerca, capace – come ci insegna ghezzi - di far coincidere colossalità e minimalità, vitalità e mortalità del cinema, alla ricerca di uno sguardo in prima persona, minimale e fragile. Numerose le partecipazioni a festival internazionali, a rassegne di cinema sperimentale e le personali (tra queste Fragment d’une oeuvre, a cura di Federico Rossin, États généraux du film documentaire - Lussas 2022). Degli ultimi anni sono le serie Vaghe stelle e Le passeggiate, composte ciascuna di sette film brevi, ed il lavoro di didattica nelle scuole, di cui Le belle estati è l’episodio più recente.
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