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Immagine del redattoreGiovanni Sabattini

LA GIURIA DELLA TERZA EDIZIONE DEL REFF E IL PROGRAMMA DI JURY'S FILM 2023

Aggiornamento: 13 feb 2023


Finalmente, dopo Spiragli, la nuova sezione a cura di Jonny Costantino, con opere firmate da allievi della Scuola d’Arte Cinematografica Florestano Vancini di Ferrara, avviandoci sempre più a marzo 2023, un’altro annuncio attesissimo: la giuria della terza edizione del REFF!


LA GIURIA 2023


Mauro Santini (presidente di giuria)

«Per me il cinema è qualcosa che ha a che vedere con il diario quotidiano; lo è ancor di più oggi, con le nuove tecnologie che consentono di fare un cinema puro e vicino alla vita. Evaporati tutti gli elementi industriali del cinema (sceneggiatura, dialoghi, attori, set) rimane solo la presenza dell’autore: la sua mano e il suo sguardo. Il cinema ritrova il suo specifico: il tempo, la composizione del quadro, il sonoro. La questione principale diviene il punto di vista e la prospettiva da cui si guarda il mondo. È un cinema che documenta un passaggio, che raccoglie nelle immagini la traccia di uno stare al mondo, che registra il respiro affannato su un sentiero, i battiti del cuore durante un'attesa, il gesto improvviso a cogliere un'epifania. È anche un cinema primitivo, poiché riconnette il punto di vista della camera e dell'autore con quello dello spettatore, come succedeva nelle vedute Lumière. Piuttosto che con la narrazione, è qualcosa che ha a che fare con la metrica della poesia - coi suoi dettagli, simboli e sentimenti - e con il ritmo, i tempi e le pause della musica. Si tratta di lavorare sul nulla e di mostrare le piccole cose del quotidiano: il movimento della camera registra la traccia, il tempo di questo passaggio, condiviso e vissuto con lo spettatore. In assenza di storie da narrare, ogni immagine, ogni taglio di montaggio e ogni scelta sonora è un colpo di cesello sulle sensazioni di chi sta guardando; ma senza darlo troppo a vedere, con assoluta semplicità. L’intuizione dell’atto della ripresa e la fragilità delle immagini raccolte, trovano poi il loro equilibrio attraverso un processo rivelatorio e quasi estatico, affidato al montaggio che configura ciò che ha agito contro la struttura. Come avviene nella poesia, la realtà viene decostruita e mostrata solo in parte, in forma simbolica. Non si tratta dunque di cinema del reale, ma di un attraversamento della realtà; il reale riprende corpo attraverso la membrana della camera ed il filtro inevitabile di chi lo vede e modella con cura ossessiva.» da un intervista a cura di Federico Rossin per Fragment d’une oeuvre


Mauro Santini, curando personalmente fotografia, suono e montaggio, dal 2000 al 2010 compone la serie dei Videodiari, rigorosamente senza sceneggiatura, in prima persona, indagando i nessi di tempo, memoria e ricerca di sé. Grazie ai Videodiari partecipa a numerosi festival (Locarno, Pesaro, Torino fra i tanti) e nel 2002, con Da Lontano, è vincitore dello Spazio Italia al Torino Film Festival. Oggi, con lo stesso metodo libero, continua la sua ricerca, capace – come ci insegna ghezzi - di far coincidere colossalità e minimalità, vitalità e mortalità del cinema, alla ricerca di uno sguardo in prima persona, minimale e fragile. Numerose le partecipazioni a festival internazionali, a rassegne di cinema sperimentale e le personali (tra queste Fragment d’une oeuvre, a cura di Federico Rossin, États généraux du film documentaire - Lussas 2022). Degli ultimi anni sono le serie Vaghe stelle e Le passeggiate, composte ciascuna di sette film brevi.



Silvia Biagioni

«Quello che mi affascina del cinema sperimentale, se vogliamo identificarlo come "genere" (e già questa è forse una forzatura), è che riscrive continuamente non solo i canoni narrativi ed estetici del film, ma anche la relazione con lo spettatore. Il cinema sperimentale è comunità, discussione, dialogo, intuizione, processo, pensiero; libertà produttiva ed espressiva. Ci chiama a metterci in gioco in prima persona, come autori e come spettatori, e i due ruoli non sono poi così distinti, ma si incontrano in un'unica esperienza.»


Silvia Biagioni, montatrice e filmmaker, è specializzata in documentari con focus su film d'archivio, found footage, documentari partecipativi e essay film. Diplomata al Goldsmiths’ College di Londra, ha lavorato a progetti per BBC, Arte, Channel 4, Vice, Rai e per musei, istituzioni e ONG. Nel 2018 è assistente di Walter Murch sul documentario Coup 53. Nel 2015 realizza il suo primo documentario, Nulla di essenziale avviene in assenza di rumore, in collaborazione con il collettivo berlinese Praxis Records, distribuito in festival e piattaforme online. Battlefield è il suo secondo film.


Rinaldo Censi

«Si direbbe quasi che un film è tutto ciò che si può mettere dentro a un proiettore in grado di modulare il raggio di luce che ne esce.», Hollis Frampton


Rinaldo Censi: vive a Bologna.












Silvia Grandi

«L’impiego artistico del video è storicamente connesso alle esperienze della performance: per questo motivo la corporalità e il comportamento continuano a giocare un ruolo centralissimo anche nella più recente ricerca video. Le possibilità tecniche dell’inquadratura, del taglio e del montaggio hanno portato la maggior parte degli artisti a sviluppare la ricerca performativa verso una direzione ‘finzionale’, ambientando l’azione in situazioni e contesti scenici appositamente costruiti. Lavorando all’interno di una dimensione ‘finzionale’ si riattiva in modo quasi naturale la tendenza a riconsiderare l’opera come costruzione simbolica: per questa ragione la ricerca video riattualizza le strategie persuasive della retorica e in particolare quelle dell’allegoria, cioè di un’azione che richiede di essere interpretata diversamente dal suo significato apparente. Altre ricerche puntano invece sulla tematizzazione del movimento e sull’esaltazione del dinamismo quali proprietà intrinseche dell’immagine video. Si tratta di operazioni che attivano processi reali o virtuali di fluidificazione e dissolvimento e che si pongono nel segno di un’ideale continuità con le ipotesi plastiche del Futurismo, dell’Antiform e dell’Arte Processuale»


Silvia Grandi nasce a Bologna nel 1958 è un critico e curatore d’arte contemporanea, professore presso il Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna, dove insegna “Fenomenologia dell’arte contemporanea” e di “Studi visuali” in due Corsi di Laurea Magistrale. È la responsabile scientifica dell’archivio della Rassegna Videoart Yearbook, tenutasi già per quindici edizioni. I suoi interessi sono rivolti al panorama artistico del XX secolo, con un’attenzione particolare alle Avanguardie storiche e alle ibridazioni presenti negli ultimi decenni fra le varie aree del visivo (arte, video, pubblicità). Come critico d’arte e curatore di rassegne e mostre si occupa delle recenti tendenze artistiche connesse all’evoluzione dei nuovi media e alle contaminazioni tra performance, video, musica, come la recente mostra VHS+ (tenutasi nel 2018 presso il MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna) e lo spettacolo performativo multimediale Volo IH 870 (tenutosi nel 2019 presso il Museo della Memoria di Ustica dell’Istituzione Bologna Musei.


Ilaria Pezone

«Ho iniziato a giocare con il cinema a dodici anni e da allora non mi sono più separata dalla macchina da presa…naturalmente elaborando negli anni un mio linguaggio, sperimentando anche con il montaggio… mantenendo tuttavia un sempre più flebile contatto con la realtà tangibile, quella a me più vicina: vivendo di più con la macchina da presa, in pratica, e meno intensamente senza. (...) io concepisco i miei film come delle strutture matematico-musicali che però tendo a rendere il meno schematico possibile nel momento del montaggio, facendo comunque rientrare in qualche modo la potenza della vita all’interno di queste immagini, che sono immagini intime, personali, private. (...) cerco e apprezzo le emozioni più forti, per poi osservarle a distanza, senza immergermici pienamente. (...) Partendo comunque dal presupposto che il documentario non è mai oggettivo, è sempre cinema e quindi sempre “finzione”, costruzione, in questo, dunque, può rientrare a pieno titolo anche la mia ricerca. Che d’altronde non è nemmeno solo ritrattistica (...) c’è racchiusa anche la videoarte in questo modo di fare cinema, che però non rinuncia alla narratività (...) mi è sempre interessato anche il giocare con lo spettatore e l’interattività, però nel senso di un’interazione mentale, …non servire una storiella semplice ma dare un puzzle da comporre e comunque un puzzle guidato con differenti possibilità di combinazione. (...)», da Frammenti di un discorso (cine)amoroso. Conversazione con Ilaria Pezone, a cura di Dafne Franceschetti


Ilaria Pezone è docente presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna. Si forma come montatore audiovisivo. Dal 2010 ha in attivo collaborazioni come operatore e montatore audio-video nella realizzazione di documentari. Ha tenuto corsi e conferenze dedicati al cinema e insegna presso le scuole secondarie di primo grado. La sua filmografia si compone di corti, medi e lungometraggi, molti dei quali presentati in vari Festival in tutto il mondo.


Beatrice Pucci

«Dobbiamo distinguere, per veder chiaro, le narrazioni animate cariche di significato nella loro minuziosa riproduzione di linee e materia, dalle animazioni che hanno il compito spensierato di puro intrattenimento. Non mi ha mai interessata nell’animazione, nemmeno da bambina, la rappresentazione fedele della realtà. L’idea stessa di realtà o realismo nel cinema di animazione è una grande imprecisione perché essa si basa su immagini statiche e su interruzioni continue di gesti. L’animazione è quindi per sua natura un occultamento del vero e al tempo stesso una nuova verità. L’animazione, per come la vedo io, deve essere praticata nella sua forza originaria: creatrice di mondi che non abitano il reale. Nell’animazione in stop motion, l’energia generata dalla materia combinata al movimento crea, con estetica precisione, possibilità immaginifiche non ancora esplorate, in attesa del loro pubblico. »


Beatrice Pucci è un’autrice di film d’animazione in stop motion, scultrice e disegnatrice. Poliedrica nel utilizzo delle tecniche, ha basato la sua ricerca sulla sperimentazione dei linguaggi del cinema di animazione. I suoi cortometraggi “Soil is Alive” e “Le nozze di Pollicino”, realizzati con la tecnica della puppet animation, sono entrati nella “Cinquina finalista Nastri d’Argento”. La sua ultima animazione “Dove il sasso cadrà” ha vinto la menzione speciale nella children’s short film competition al festival di Imaginaria 2022. Ha partecipato a numerosi festival nazionali e internazionali tra cui Festival international du film d’animation d’Annecy. Ha lavorato per il cinema con un inserto animato all’interno del film di Alina Marazzi “Tutto parla di te”, premio “miglior regia” all’ 8 ° edizione del Film Festival di Roma. Ha realizzato video clip musicali, video per la pubblicità e rassegne culturali. Le sue sculture e i suoi disegni sono stati esposti in Italia e all’estero. Recentemente ha avviato una ricerca artistica sulle Fiabe popolari liberamente tratte dal testo “Fiabe italiane” di Italio Calvino vincendo il bando per la scrittura di sceneggiature del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, direzione generale cinema e audiovisivo.



Marco Senaldi

«Nonostante anche chi se ne occupa professionalmente ritenga in cuor suo che il cinema sperimentale sia una forma espressiva marginale rispetto al cinema mainstream, occorrerebbe avere il coraggio di capovolgere questa prospettiva, e arrivare e a sostenere l'enorme (ma veritiero) paradosso secondo cui quello sperimentale costituisce l'autentico cinema, mentre quello che in genere ci è concesso di vedere nella normale programmazione non ne è che la patetica, e quasi sempre fallimentare, emulazione.»


Marco Senaldi, filosofo e teorico d'arte, insegna Teoria e metodo dei mass media all'Accademia di Belle Arti di Brera ed è direttore artistico di LABA - Libera Accademia di Belle Arti di Brescia. Sul cinema sperimentale in particolare ha pubblicato Doppio Sguardo. Cinema e arte contemporanea, Bompiani 2008.





I FILM DELLA GIURIA

Ma non finisce qui, dall’anno scorso abbiamo inaugurato una nuova, fortunata sezione I film della giuria (Jury's Film) con quattro bellissime opere. Ecco la selezione - ad opera degli autori - di quest’anno:


  • SULLA NEVE (TERZA PASSEGGIATA) (2020), Mauro Santini (Italia)

Faccio la mia passeggiata, essa mi porta un poco lontano e a casa;

poi, in silenzio e senza parole, mi ritrovo in disparte.

(Robert Walser)

La serie de Le passeggiate è composta da sette film brevi che hanno come tema principale l’atto del passeggiare, senza una meta precisa, per il puro piacere di osservare, in ascolto e in attesa di piccoli eventi: un vagare trasognato, in situazioni domestiche tra gatti e rondini o alla scoperta di percorsi e luoghi sconosciuti.

Sulla neve (Terza passeggiata)

Morbidi passi segnano la neve. Seguono un merlo, poi trovano il mare.

La terza passeggiata si perde in un’eco di giochi d’infanzia.


  • BATTLEFIELD (2020), Silvia Biagioni e Andrea Laudante (Italia)

Intimo, estraneo, virginale, oggetto, etereo, frammentato, altro: il corpo femminile è il campo di battaglia di una generazione di donne che, tra gli anni ’60 e ’70, ne rivendica la riappropriazione. Battlefield è un tributo alla seconda, storica, ondata femminista. Attraverso frammenti di realtà ricostruisce un momento cruciale della storia. Il suono dà voce alle immagini dell'Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, per esplorare i diversi immaginari femminili al

centro di questa lotte. Il montaggio e la musica si fondono per condurre lo spettatore in un luogo evocativo che ha a che fare con la memoria ma anche con il presente. In tal senso, Battlefield e’ un viaggio nello spazio sonoro, visivo ed emotivo. Il trattamento delle immagini è minimale, rigoroso, lo sguardo si muove tra esterno e interno; il discorso musicale, incentrato sulla concezione meccanica ed elettronica del suono strumentale e sul riutilizzo dell audio d’archivio, guida la narrazione attraverso molteplici paesaggi interiori, in una riappropriazione personale e soggettiva dell’archivio storico.


  • RITRATTO TEMPORALE I (2021), Ilaria Pezone (Italia)

Il ritratto, in movimento, di un artista in azione. Il processo di creazione, nel momento in cui avviene, seguendo, nel montaggio (istintivo, non mediato, come lo è la pittura di Maurizio L'Altrella), il criterio dell'ordinamento temporale originario: una sorta di jump cut di un "brano" di vita. Il ritratto è "temporale", anche in riferimento alla condizione umana rappresentabile.


Primo di una serie di videoritratti ad artisti che adattano la propria struttura al gesto pittorico, al movimento, al flusso espressivo di cui l’artista è manifestazione: le riprese e il montaggio assecondano il ritmo in totale empatia con i protagonisti del ritratto. Il film, il ritratto, diviene astrazione dinamica: la figura si perde nel movimento.


  • LE NOZZE DI POLLICINO (2018), Beatrice Pucci (Italia)

Dal buio spuntano, all’improvviso danzando, sei burattini: una misteriosa lettera li invita alle nozze di Pollicino. Balli stravaganti, copricapi fatati e un lupo affamato renderanno complicato il loro viaggio. Le nozze di Pollicino è una riscrittura per immagini e suoni dalla fiaba marchigiana Gallo Cristallo. L’animazione è parte del progetto FLIP (Fronte Liberazione Immaginario Popolare), per una mappatura delle fiabe della tradizione orale italiana. La leggerezza con cui Beatrice Pucci descrive il suo film spiega la sua capacità di interpretare una fiaba delicata con elaboratissima animazione in stop motion. Le Fiabe vivono ancora


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