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Immagine del redattoreGiovanni Sabattini

Il REFF e Cinedanza in Rocca!

Aggiornamento: 12 ago 2022


Denso agosto quello del REFF: non solo Modena, ma anche Spilamberto (MO) - a passo di danza! Sì, il 29 agosto, alle 21,30, in chiusura della rassegna Cinema sotto le stelle organizzata dal Comune di Spilamberto, in collaborazione con Arci Modena, ci sarà anche il REFF assieme a Cinedanza Festival - da subito partner del nostro Festival.


Per l’occasione presenteremo un ricco programma inedito, curato da Giovanni Sabattini (REFF) e Lorenzo Vercelli (Cinedanza), fra screendance e cinema sperimentale, alla ricerca dell’unicità del movimento - fra cinema e danza. Ma non finisce qua, a seguire avremo modo di (ri)vedere tutti i film vincitori della terza edizione di Cinedanza Festival!


Ecco i titoli:


SILVER VEILED (2021), di Ginevra Panzetti e Enrico Ticconi (Germania)

In una serie di svelamenti, SILVER VEILED esplora il potere simbolico della bandiera nella sua capacità di contenere molteplici valori, evocando un sentimento contrastante di appartenenza e separazione. I drappeggi sono presentati in un grigio argenteo, ripulito da colori, stemmi ed emblemi per svelarne l'essenza plastica: una tela bianca senza connotazioni dove tutto può emergere, avere inizio o scomparire. Da sotto i drappi si materializzano una serie di figure fantasmatiche, che evocano una stretta e ancestrale prossimità tra due oggetti tessili: bandiera e sudario. Liberato dal tessuto, lo stemma diventa manico e marchio allo stesso tempo, ricordando il sigillo di cera dei tempi antichi. Le relazioni di significato innescate dalla bandiera continuano a cambiare con il movimento del drappo, del corpo e della macchina da presa all’interno degli spazi architettonici. Ispirato alla tradizione coreografica del “flag-waving” e alla sua origine nell'antica prassi militare, il movimento rettilineo della bandiera sostiene un impulso ritmico che genera un dispositivo ipnotico che cattura lo sguardo. Allo stesso tempo, lo sventolare della bandiera si fonde in una dinamica sinuosa che confonde i bordi tra corpo e tessuto. Un motivo che permette alla bandiera di essere vista per le sue capacità duttili e metamorfiche, sia in senso simbolico che fisico.


TRI-ALOGUE #4 (2020), di Caryn Cline, Linda Fenstermaker e Reed O'Beirne (USA)

Il lieve movimento delle braccia di una ballerina invita tre diversi pannelli di tre diversi film a congiungersi in unico fotogramma, in una micro-sinfonia di suoni e immagini in cui una luce cangiante evoca il passare del tempo. Umano e non umano, interno ed esterno coesistono in questo ritratto, in cui caso ed improvvisazione si fondono, per dipingere una Seattle mutevole sotto il sole cocente di fine agosto. Co-diretto da Caryn Cline, Linda Fenstermaker e Reed O'Beirne usando la stessa Bolex 16 mm con obiettivo coperto per suddividere il fotogramma del rullino in tre parti. Essendo stato girato sullo stesso rullino, il montaggio (e quindi la coreografia) viene effettuato direttamente in macchina. Così facendo, la serie di film Tri-Alogue offre una prospettiva inedita che mina lo sguardo cinematografico onnisciente ed evoca misteriosi e più profondi nessi. Dall'interazione di questi tre punti di vista, emerge una vera e propria “conversazione cinematografica” basata su una logica compositiva orizzontale all’interno della cornice condivisa. Questa relazione connotativa, nata dalla relazione tra i sotto-fotogrammi, rompe le consuetudinarie prospettive spaziali e temporali. Danza e coreografia di Emily Durand con colonna sonora di Rachael Cohen e Andrea Di Biase.


CLIMATIC MIGRATION (2020), di Tibor de Laminne de Bex (Spagna)

Climatic Migration è un originale video di screendance nel quale il linguaggio della danza evoca inediti meccanismi di integrazione fra i danzatori e fra le immagini, cercando di farsi poetica ed inesausta metafora di inquietudini politiche contemporanee e delle loro possibili soluzioni.


COLOR THEORY (2021), di Cara Hagan (USA)

Viva e partecipata celebrazione del movimento, del colore e dei suoi componenti, Color Theory fonde danza, animazione e arte visiva creando una gioiosa esplosione di energia sullo schermo.


PAGANS (2021), di Kir Loginov (Russia)

Avete mai immaginato che i vostri sogni più belli si trasformassero in realtà, proprio sui tetti delle vostre case, sopra di voi, mentre siete assorti nel sonno? Così è nata l’idea di questo breve film. Raramente ricordiamo le conversazioni dei nostri sogni, eppure i nostri corpi ne conservano emozioni e sensazioni per lungo tempo. Non a caso, nel film, i corpi delle protagoniste incarnano le dolci e tenere sensazioni dei paesaggi onirici, mentre i costumi aiutano i loro corpi ad entrare nel ruolo di personaggi partoriti dalla nostra fantasia notturna. Gli abiti - creati da Lesya Paramonova - fanno scivolare le protagoniste al tempo mitico dei pagani del titolo, per i quali la danza permeava di un’atmosfera mistica e cerimoniale tutto il mondo. Infine, la coreografia - in cui si fondono motivi di danze rituali e frammenti musicali della Sagra della Primavera di Igor Stravinskij - e le immagini che la catturano danno vita ad una plastica e visionaria esperienza cinematografica, puntellata di epifanie e momenti magici.


THE CAVE (2021), di Aram Karsi (Russia)

Un gruppo di ballerini e musicisti si riunisce una volta al mese per esplorare l’interazione che viene creandosi fra ambiente sonoro e processi di trasformazione del corpo. Chiunque può accedere alle performance. Ogni incontro è unico e aperto all’ inaspettato.


VINCITORI CINEDANZA


WHERE WE’RE GOING (2019), di Heidi Duckler e Katherine Helen Fisher (USA)

Girato sul tetto dello storico edificio Bendix nel distretto dell’abbigliamento di Los Angeles, dove Heidi Duckler ha i suoi uffici, questo lavoro è coreografato da Heidi Duckler ed eseguito dai suoi ballerini, dal suo staff e da diversi lavoratori del palazzo. Questo breve lavoro esplora un sentimento comune nell’opera di Ducker: un senso di appartenenza e il modo in cui definiamo la famiglia.






CRONOGRAFIA DI UN CORPO (2019), di Lorenzo Pandolfi (Italia)

Il progetto è iniziato con l’idea di utilizzare la danza come espressione artistica caratterizzata dal movimento di un corpo nel tempo e nello spazio, sfruttando le caratteristiche video e sonore per influenzare queste componenti ed essere in grado di creare una coreografia video. Il risultato è un’astrazione del corpo e del suo movimento e quindi della danza stessa, che porta a sequenze di “danze impossibili” tratte dalla manipolazione digitale del tempo e della figura corporea. Queste manipolazioni sono studiate per permettere al corpo di compiere movimenti che vadano oltre le sue possibilità fisiche, mantenendo il più possibile una componente naturale di fluidità. I suoni e la loro elaborazione hanno coperto i nuovi movimenti e le nuove figure, a volte innescandole, a volte derivando da esse, altre volte creando contrappunti audiovisivi.


LÉILA (2021), di Giovanna Pesce (Italia)

SENTO

Sono il punto in cui i tuoi piedi perdono il loro significato, il limite che ti fa disconnettere dalla realtà quando l’acqua è troppo alta. Sono e sono stata culla e madre di bambini che non sono mai nati. Sono e sarò sempre la linea sottile che ti separa dall’aporia dei tuoi pensieri.


PENSO

Ti sento inetto, senza peso, ovattato, acre e amaro. Non lasciare spazio, soffoca il tempo, mutila ogni gesto.


SONO

Penso da dove inizia il mondo. Dov’è l’origine di tutto questo? Hai bisogno di confini, qualcosa che ti delimita e ti determina, che ti dia un ruolo. Il confine è protetto, oltre c’è il mio mondo. Tutto il resto è la tua caccia al mostro, perché non saprai come andare oltre...e ti penserò, lì, fuori impaurito.


BELE BELTZA (2021), di Andrea Hackl (Olanda)

Una favola da sogno che ti porta in alta montagna, conducendoti attraverso un paesaggio dell’anima. È una meditazione sulla leggerezza, sulla nascita e sulla morte. Ispirato dalla saggezza del corvo, è un’ode alla libertà del nostro spirito e al potere della nostra anima. Il corvo sa come continuare attraverso l’oscurità, morire e rinascere e come trovare luce. Questo film é stato, interamente, girato durante un trekking in solitaria lungo due mesi e mezzo nelle alte montagne d’Europa, intorno al massiccio del Monte Bianco e attraverso l’Alta via centrale dei Pirenei.


WHERE THE SPIDERS LIVE (2019), di Holger Mohaupt (UK)

Una risposta fisica alla memoria dell’architettura ambientata fra le rovine di un’arena di paintball abbandonata, in Scozia.













ASTOMI (2019), di Venca Dance e Nnandi Cason (USA)

Un’antica tribù leggendaria nella mitologia greca che esisteva senza bocca né volto. Sono sopravvissuti annusando, toccando tenendo mele, fiori e stringendosi fra loro.












AT THE WALL OF THE SEA (2019), di Shawn Fitzgerald Ahern (BE)

È un duetto che segue i brontolii inevitabilmente intrecciati di due umani. Ambientato nel paesaggio crudo di ruvide scogliere e massi ricoperti di alghe verdi a Pas-de-Calais, in Francia, At The Wall of the Sea immagina il rimpianto come una frontiera presa in prestito dal nostro futuro. Il duo inciampa, fradicio e sporco, attraverso i resti sbiaditi del terrificante vallo atlantico di Hitler a Cap-Gris-Nez. Si tirano e si strappano l’un l’altro facilitando brutalmente la caduta dell’altro e aiutandosi a vicenda a rialzarsi. Ambientato nel paesaggio sonoro naturale della fredda marea dell’oceano e dell’ululante vento autunnale, e con gli straordinari e solenni Astrid Sweeney e Jonas Vandekerckhove. At The Wall of the Sea ci lascia con un occhio pieno di acqua di mare, l’altro pieno di sabbia.




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