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  • Immagine del redattoreGiovanni Sabattini

ANTEPRIMA VIAEMILIADOC 15 novembre: proiezione di Ragtag (2022) di Giuseppe Boccassini



Mercoledì 15 novembre, alle ore 21,00, presso l’Hangar Rosso Tipeido - Via Emilia Est, 1420/2, Modena - in collaborazione con il ViaEmiliaDocFest proiezione di Ragtag (2022) di Giuseppe Boccassini. Al termine della proiezione, Q&A con l’autore, moderato da Giovanni Sabattini (direttore del REFF) .

  • SINOSSI

Ragtag è un collage di ordine storico - cronologico, basato su un ampio corpus di filmati tratti dalla cosiddetta epoca classica del cinema americano, definito, après la lettre, dai critici francesi degli anni Cinquanta, film noir. L’opera, costruita per découpage, copre circa vent’anni, attraverso 310 film noir, dai primi anni Quaranta alla fine degli anni Cinquanta. Include anche alcuni film noir di produzione straniera. Il noir si rifà essenzialmente alla tradizione della letteratura gotica, specie alla narrativa di Herman Melville ed Edgar Allan Poe, e alla successiva letteratura hard-boiled di Dashiell Hammett, Raymond Chandler e James M. Cain. È caratterizzato da uno stile visivo cupo, dovuto principalmente ma non esclusivamente all’espressionismo tedesco, portato ad Hollywood dall’afflusso degli émigrés durante la guerra. Tuttavia, il film noir è essenzialmente un modo di guardare al mondo, una visione della vita e dell’esistenza al di là dai generi, in quanto contestualmente applicabile a ciascuno di essi, come traccia estetica, tout court. È un connubio di quella ‘ingenuità yankee’ tesa alla fascinazione verso l’ignoto del primo decennio noir e dell’atmosfera di paura e paranoia diffusasi nel secondo dopoguerra, dovuta essenzialmente alla caduta degli dei, in senso nietzschiano, ovvero alla perdita della sicurezza insulare e del senso delle cose. Mostra, di riflesso, un’inversione dei valori tradizionali e la correlata ambivalenza morale, tra ambizione sfrenata e caccia alle streghe – lo spauracchio comunista, l’ossessione per la minaccia nucleare e la perpetrazione su scala individuale della pena capitale – tesa a sedare tale arrembaggio e indeterminatezza. Nella prerogativa del delitto per bramosia, sia individuale che collettivo, o nel contemplarne il fallimento, l’atmosfera noir si ritrova di fatto, oltre che nei film del crimine e gangster, nel thriller, nei film di suspense e nell’horror, ma anche nel western, nei film di avventura, nel melodramma, fino alla fantascienza. Si insinua nel film in technicolor e cinemascope, oltre il classico motivo del bianco e nero, fagocitandone la qualità pittorica e lo slancio paesaggistico, orizzontali, attraverso un flusso centripeto in asse verticale. Ponendosi, di riflesso, come ampio ritratto storico della psiche umana del XX secolo e del suo oscuro paesaggio pre e postbellico, il film lascia che il passato si iscriva in un gesto presente, all’interno di una propria campitura. Come in un atto di distruzione e creazione perpetua, una sorta di uroboro, intento a divorare la propria coda, il film si muove sulla soglia tra Storia e desiderio, visibile e invisibile, luce e ombra.


  • BUCO NERO, DELLE IMMAGINI di Giovanni Sabattini

Il lavoro di montaggio di Boccassini è una riflessione, radicale ed estrema, sull’immagine-centro, sull’abgrund indicibile che sprigiona il senso delle immagini. In breve, sul buco nero delle immagini. Del resto lo sa bene Boccassini che (come voleva Benjamin) la notte salva (nel 2019 Boccassini intitola uno dei suoi film più belli ed audaci proprio La notte salva): il negativo dell’immagine e l’inversione dei canoni, nella consapevolezza che il tempo del cinema è un presente costantemente da rimontare, la notte che salva appunto. Ragtag - parola polisemica, che indica un procedere rigorosamente a zigzag e il mistero dell’aforisma - è questo, il bricolage spregiudicato ed estatico delle superfici e delle atmosfere del cinema (noir). Boccassini negli 84 minuti di Ragtag riassembla frammenti (aforismi, brevi stralci) di più di 300 film (fra cui alcuni capolavori immortali della storia del cinema), estende, distorce, ripete in modo inaudito una storia – quella del noir – che fa propria riscrivendola. In questo senso, Ragtag è il film più etico e allo stesso tempo più politico mostrato, l’anno scorso, alla 79esima Mostra del Cinema di Venezia. Perché esplicita che delle immagini e del loro tempo – spesso i frammenti selezionati da Boccassini si soffermano su orologi, spesso out of joint – bisogna aver cura. O meglio bisogna aver cura del loro abisso, del buco nero che le fa sprofondare e da cui esplodono, in silenzio.


per la versione integrale ed originale dell’articolo, da Venezia 79, si rimanda a Gargaros




Giuseppe Boccassini è un regista italiano che lavora principalmente in Germania e in Italia. Ha studiato teoria cinematografica all’Università di Bologna DAMS e regia cinematografica alla Nuova Università del Cinema e della Televisione di Cinecittà, Roma. I suoi lavori sono stati presentati in numerosi festival e mostre internazionali, tra cui FID Marseille, Edinburgh International Film Festival, Jihlava International Documentary Film Festival, Torino Film Festival, IndieLisboa, Crossroads SF, Avvistamenti, Punto de Vista, Museo Storico del Trentino, ZKM, Microscope Gallery e Pesaro Film Festival. È responsabile della programmazione del festival di cinema di ricerca, Fracto Experimental Film Encounter, che si tiene annualmente presso il Kunsthaus Acud, nel cuore di Berlino.

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